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1905 I merletti della "Aemilia Ars", Regina, 31 gennaio, pag. 38-41, Ugo Pesci - pag. 41

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Esse appariscono soddisfatte di vedere uscire dalle loro mani delle vere opere d'arte. La contessa Cavazza si compiace di aver trovato in tante ragazze, delle quali molte povere e senza alcuna istruzione, non soltanto una pronta intuizione artistica, ma anche molta affezione e non dubbi segni di sincera riconoscenza.

Un po' di statistica.
Le lavoranti di ricami e emerletti a punto antico dell'«Aemilia Ars» che, ai primi del 1900, erano poche decine, avevano dopo tre anni oltrepassato il numero di 600. Ora sono circa un migliaio.
Aumentando il loro numero doveva necessariamente aumentare ed è aumentato il lavoro.
- La produzione del secondo sementre del 1900, che fu un periodo di esperimento, fu del valore di sole 8306 lire;
- nel 1901 fu di 59.125 lire;
- nel 1902 [fu] di 122.086 lire;
- nel 1903 [fu] di 167.171 lire.
Desumo queste cifre dalla chiarissima ed eloquente relazione del cav. Rubbiani, con la quale furono accompagnati a Saint Louis gli  oggetti mandati dall'«Aemilia Ars» all'esposizione mondiale.
L'«Aemilia Ars», bisogna dire anche questo, è una società anonima cooperativa per azioni, diretta da un consoglio di amministrazione presieduto dal conte comm. Francesco Cavazza: ma i soci azionisti concorrono ad una sola terza parte degli utili, e per un ammontare che non dovrà mai superare il 4 % sul capitale versato. Il residuo degli utili, cioè gli altri due terzi, va distribuito per metà al fondo di riserva, per l'altra metà alle lavoranti in proporzione del lavoro eseguito.
Il numero delle lavoranti non parrà sproporzionato a quello del valore dei lavori fatti in un anno, quando si pensi che parecchie di loro accettano lavoro dalla «Aemilia Ars» soltanto quando non hanno altra occupazione: altre, maestre di scuola o commesse di negozio, possono lavorare nelle sole ore libere e nei giorni di vacanza; le madri di famiglia e le giovinette, dopo aver messo in ordine la casa od essere state a scuola; alcune delicate o sofferenti, soltanto quando le condizioni della loro salute consentono di applicarsi al lavoro; finalmente vi sono parecchie le quali lavorano quel tanto che basta ad alcune loro spese personali senza essere, anche per quello, a carico della famiglia.
Di questo ordinamento, le molte che ne profittano debbono essere particolarmente grate alla contessa Cavazza, ed alle altre signore fondatrici e patronesse dell'«Aemilia Ars», nonché alle altre signore di Bologna e di altre città che si occupano della vendita dei lavori e di ricevere commissioni. Queste vanno sempre notevolmente aumentando, e la differenza tra il prodotto annuo della industria e la rimanenza è sempre gradatamente diminuito. Un contratto fatto dall'«Aemilia Ars» con una ditta parigina, la «Compagnie des Indes», reputato emporio internazionale di merletti, assicura alle lavoranti bolognesi e della provincia una vistosa somma di commissioni provenienti da una clientela signorile di tutti i paesi del mondo.
«Bononia docet» anche nel punto antico.
UGO  PESCI

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