Anna Ferrarini (1904-1989)

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Famiglia di Anna Ferrarini.
Da sinistra: Anna, il papà Paolo, la mamma Ida Clarice Pianazzi, la sorella Clementina.

Abbiamo sentito parlare di Anna Ferrarini dalla nostra maestra.
Quando parlava di lei il volto di Antonilla Cantelli si distendeva in un sorriso. Anna, che lavorò per l'Aemilia Ars dal 1923 al 1970,  era stata una amica e, insieme, avevano affrontato gli anni della guerra. Allora non c'era molta richiesta per i merletti, quelli "veri", quelli meravigliosi... e si ripiegava su ricami su tulle.

Penso che sarebbe bello vedere qualcuno di quei ricami eseguiti durante il periodo 40-45.

20 Gennaio 2012: Forse  la speranza non era vana.

La  Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna sta mettendo in rete materiale acquistato dal negozio dell'aemilia ars che, da Via Farini, si era poi trasferito in Via Castiglione.
Tra i vari pezzi c'è un ricamo su tulle:
2011/AeA/bcr014 - Centro
http://collezioni.genusbononiae.it/products/dettaglio/3656
E' uno di quei ricami ?

 

Per fortunati casi del destino, durante una mostra, mi contattò una persona che viveva, e vive, nello stesso stabile dove visse Anna Ferrarini, in via Mazzini a Bologna. Questa gentile signora, Francesca, mi procurò un appuntamento con alcuni parenti. Quanto riporterò è il frutto di un paio di ore di ricordi, discorsi, racconti.

La mamma di Anna veniva da Zocca mentre il papà era di Bologna ed aveva un buon lavoro al Dazio. Le due figlie, Anna e la sorella Clementina (detta Tina) crebbero con una buona educazione. Si parla, per Anna, di un diploma in disegno di cui, però, non ho ancora cercato riscontri.
Le due ragazze erano di bell'aspetto, alte, 1.70 Anna e 1.75 Clementina, con occhi castano-verde Anna e verde-grigio Clementina, sottili nella corporatura e di aspetto "fine".
Perché, dopo tanto tempo si ricordano così bene gli occhi? Io credo che non sia solo per il colore ma anche per qualcosa di speciale che brillava dentro.
Di Anna si ricorda la grande bravura nel disegno, la gentilezza d'animo e il buon carattere.
A Zocca, dove la famiglia ritornava, è rimasto nella memoria: Anna? ma come disegnava bene!
Si ricorda anche la sua passione per le piante che coltivava sul terrazzo che dava sulla città. Quando l'ho visto io, il terrazzo era vuoto.  C'erano, in un angolo, alcuni vecchi vasi. Me ne è stato regalato uno, piccolo. Per ora ci ho messo ciclamini.
Mi sono appoggiata al parapetto della terrazza e ho dato uno sguardo in giro. Non molto deve essere cambiato nel panorama ed è quello che vedeva Anna quando andava, sulla terrazza, a curare i suoi fiori.
Quando Clementina rimase vedova le due sorelle abitarono insieme. Clementina ricamava ma non pare ci sia stata molta collaborazione con Anna. Le due sorelle avevano vite artistiche autonome.
Dopo il 1970 Anna non lavorò più ufficialmente per l'Aemilia Ars ma continuò a disegnare per alcune amiche ricamatrici fin verso il 1985.
Gli ultimi anni della sua vita sono stati dolorosi, segnati da malattie e da continui ricoveri. Riposa nella nostra Certosa.
Dei suoi disegni non ho trovato nulla se non la realizzazione di un centrino. 
Chi mi ha permesso di fotografare mi ha anche assicurato che il disegno era proprio di Anna Ferrarini. Nulla è certo se non è documentato ma permettetemi di credere che l'informazione sia giusta.
Ci sono molti elementi che concordano: un disegno classico ma, in qualche modo, nuovo. Bella e armonica la composizione.


Il 4 aprile 2005 in occasione di una conferenza presso l'Associazione Culturale Dialettale L'Archiginèsi mi sembrò opportuno portare ai partecipanti un piccolo contributo sull'Aemilia Ars che veniva proprio da Anna Ferrarini.
La storia è bella e la ripeto.
Negli anni '70, Giorgio Calligaris discendente della famiglia Navone - tre generazioni nella produzione e nella vendita, ad altissimo livello, di merletti e ricami - venne invitato a tenere una conferenza sull'Aemilia Ars al Rijksmuseum di Amsterdam. Nonostante possedesse il testo del 1929 (Merletti e Ricami della Aemilia Ars) volle, di persona, prendere contatto con chi poteva dare informazioni di prima mano.
Venne a Bologna e incontrò Anna Ferrarini.
Le righe che seguono, scritte da Anna Ferrarini che, come lei stessa afferma, lavorò ininterrotamente per l'Aemilia Ars dal 1923 al 1970, sono state copiate dal manoscritto originale nel rispetto completo del testo. Aggiungeremo, in seguito, alcune osservazioni.
La testimonianza è preziosa e mette ben in evidenza i punti fondamentali che si devono tener presente quando si parla di Aemilia Ars.
Vale la pena ricordare che la conferenza al Rijksmuseum - accompagnata da proiezione di diapositive - dovette avere allora un gran successo. Il pubblico era formato da signore di una certa età, l'ora pomeridiana e la penombra - necessaria ad una buona proiezione - sembravano assecondare una certa disposizione ad assopirsi.... Eppure i commenti alla fine furono: Signor Calligaris, è andata benissimo: pochissime si sono addormentate.
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N.d.R.
Anche Giorgio Calligaris se ne è andato da qualche anno. Mi ha insegnato tanto e gli sono proprio grata per il tempo che ha voluto dedicarmi.
Ha donato a Palazzo Davanzati, Firenze, tutto l'archivio della manifattura Navone, la sua collezione di merletti e i libri sui merletti e ricami. 
E' da segnalare che Santina Fortunato ha pubblicato un libro che descrive, se pur sommariamente (ma il materiale è enorme), La ditta di merletti e ricami di Francesco Navone  (2006, ed. edifir) coprendo un  periodo che va dal 1870 al 1978.

Lo scritto è senza data ma si colloca negli anni '70.

Alla fine dell'800 un piccolo gruppo di artisti e di aristocratici tentò coraggiosamente di adoperarsi per la rinascita dell'artigianato in Italia già così mortificato e stroncato (?) dal così detto "Stil nuovo".
Ispiratori e animatori dell'impresa furono l'artista poeta Alfondo Rubbiani e la Contessa Lina Cavazza - alla quale nei primi tempi si unì la Contessa Carmelita Zucchini.
Gli animatori, i collaboratori e i Soci, ebbero la gioia di veder realizzato il loro sogno, perché fu un rifiorir dell'artigianato artistico. Lavori in legno ad intagli ed intarsio - lavori in ferro battuto - rilegature raffinate - ricami, merletti, montature di gioielli.
Vendite, commissioni, premi, tutto lasciava credere che si riuscisse a vincere la battaglia contro il mal gusto - ma fu breve speranza - quando il risultato tecnico e artistico superava le speranze, mancarono i già scarsi finanziamenti e la Società fu costretta nel 1903 a sciogliersi.
Intanto dal 1900, la Contessa Lina Cavazza, aveva silenziosamente e fervidamente lavorato. Sapeva che a Bologna non mancavano abilissime ricamatrici che sprecavano mirabili punti a seguire brutti disegni.
Le riunì e insegnò loro quel punto reticello antico capostipite di tutti i merletti e che nell'uso comune prese il nome di Aemilia Ars.
Le operaie divennero sempre più numerose ed esperte e così la bella arte femminile, entrata timidamente a far parte della Società, rimase la sola a realizzare il programma, portandone il nome con onore in tutto il mondo.
Si costituiva una Società anonima cooperativa allo scopo di esercitare l'industria del merletto e ricamo secondo la più eletta regola e tradizione dell'arte, senza togliere la donna dal focolare domestico. Nella Sigla rappresentante la Società Aemilia Ars è raffigurato l'antico focolare, cioè l'ambiente dove la donna lavorava.
L'stituzione ebbe anche carattere cooperativo perché ad ogni lavoratrice veniva distribuita una quota sugli utili generali, in proporzione al lavoro compiuto.
Il rapido crescere e allargarsi della istituzione condusse ad ottimi risultati tanto che la Società ebbe commissioni da S.M. la Regina Madre, da molte case signorili d'Italia e dall'estero.
Il punto reticello (capostipite di tutti i punti) di disegno geometrico e il punto in aria si alternarono con il punto reale, rilevato, e alle piccole volute del punto riccio, ottenendo un perfetto equilibrio tra pieni e vuoti.
Dal 1500 al 1700 a Bologna fiorirono le arti della tessitura, del ricamo e delle trine. Bologna aveva da allora ammirazione ed amore per quest'Arte femminile. Nella pittura del Costa in S. Giacomo Maggiore, gli abiti dei Bentivoglio sono arricchiti da fregi ricamati e merletti.
A Bologna furono pubblicati due fra i più importanti volumi sull'arte della trina. Il più antico è quello del bolognese Passarotti, "Libro di lavorieri", dedicato alla Serenissima Margarita d'Este Duchessa di Ferrara.
I disegni riprodotti, per i punti usati, non hanno nulla di geometrico e sono ispirati da fiori, tralci, animaletti.
In questo raro volume ogni fregio è dedicato a una dama bolognese ed è composto da emblemi araldici e da simboliche allusioni a ciascuna di loro.
L'altro libro del 1639 è un grande album intitolato "Vari disegni del merletto" ed è di Bartolomeo Danieli bolognese - altri merletti sono riprodotti in ritratti eseguiti dalle pittrici bolognesi Lavinia Fontana e Elisabetta Sirani - sono modelli di trine.
All'inizio della prima guerra mondiale l'Aemilia Ars dovette chiudere il laboratorio. Ma la Contessa Cavazza non volle abbandonare le sue collaboratrici che furono adibite a cucire biancheria per i soldati. Così si riuscì a dare alle donne un sicuro costante guadagno ed anche a pagare i debiti che le difficoltà dei tempi di guerra avevano portato.
Appena finita la guerra il lavoro venne ripreso immediatamente.
Altra iniziativa della Contessa Cavazza fu la creazione di una filanda nel Castello di S. Martino, dei conti Cavazza.
In telai venivano tessute a mano tele perfette con bellissimi disegni.
Dal 1923 al 1932 fu il periodo d'oro dell'Aemilia Ars.
Nel 1925 riunite tutte le lavoranti e collaboratrici, nel grande salone di palazzo Cavazza, fu festeggiato il 25o anniversario della fondazione. A tutte la Contessa regalò un ditale d'argento con incise due date 1900-1925.
Malgrado il lavoro sempre intenso, si era nel 1934, le cose non andarono del tutto bene. Pochi centimetri di merletto richiedono ore di paziente lavoro e quindi (era) necessario tenere prezzi non certo alla portata di tutti.
Ancora per due anni il laboratorio rimase aperto con sacrifici e disinteresse da parte delle collaboratrici che spontaneamente rinunciarono a metà dello stipendio. Ma difficoltà si abbatterono ancora - con le Sanzioni l'esportazione del tutto nulla - non più possibile avere il lino che veniva dal belgio, e la Società fu posta in liquidazione (1936).
Prima della liquidazione la Contessa aveva donato al Comune di Bologna un campionario di merletti e ricami e quasi intera la collezione Malvezzi consistente nell'esecuzione dei disegni del Passarotti. Tutto questo si può ammirare nella Galleria di Palazzo d'Accursio.
Resya a ricordo una splendida pubblicazione del 1929 voluto dalla Contessa Lina Cavazza, nella quale illustra i più memorabili lavori eseguiti dalle ricamatrici bolognesi: "Merletti e Ricami dell'Aemilia Ars".
Il Volume si compone di 4 parti. Disegni copiati dal rarissimo libro del Passarotti - quelli copiati da altri modelli antichi - quelli adattati a usi moderni sempre tratti da antichi disegni e quelli tratti da artisti di oggi, i più, del Rubbiani, di Casanova, Collamarini.

L'Aemilia Ars fu acquistata nel 1936 dalla Signora Lena Bonaveri e la contessa rimase sempre preziosa consigliera e ispiratrice fino al 1942 quando il 14 maggio chiuse la sua nobile esistenza.
La Società Aemilia (Ars) posta in liquidazione nel 1936 fu rilevata dalla Sigra Lena Bonaveri, in proprietà fino al 1945. Dal 1943 al 1945 (tempo di guerra) l'attività del laboratorio fu quasi nulla poiché nel 1943 il negozio fu parzialmente colpito - fortunatamente senza danni alla parte artistica.
A guerra finita l'Aemilia Ars  riaprì laboratorio e negozio e fu rilevata dalla Signora Maria Losi Garagnani e porta ancora il nome di Aemilia Ars.
Queste note mi sono state richieste. Sono state scritte da me: nel 1923, giovanissima, enttrai all'Aemilia Ars ed ò goduto di tutto il miglior periodo.
A guerra finita, quando si è riaperto il laboratorio, ò ripreso il mio posto di lavoro: interpretazione a ricamo, a merletto dei vecchi disegni di veri artisti. Variazioni e modifiche di questi disegni quando ciò si richiedeva. Accanto a me erano donne intelligenti e sensibili che lavoravano con lo stesso amore.
Oltre ai miei ricordi vissuti, altri li ho raccolti dalle collaboratrici dei primi anni dell'Aemilia Ars. Dalla Signora Lena Bonaveri, Signorina Bice Ronchetti e Fanny Gregori.
Dal 1945 sono rimasta ancora al mio lavoro fino al 1970 - ininterrottamente dal 1923 al 1970.

Anna Ferrarini


Mi piace dare un volto alle persone di cui mi occupo. Mi pare di conoscerle meglio.
Ecco la fotografia di Anna nell'ultima parte della sua vita. Forse ancora non così sofferente come mi hanno raccontato.
E' rimasta la stessa quieta serenità della giovinezza.
Come mi sarebbe piaciuto conoscerla !
Bianca Rosa Bellomo

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