• Home
  • Storia
  • Timeline
  • 1911
  • 1911 Pizzi Moderni, Cronache d'Arte, Vita d'Arte, febbraio, vol. 7, fascicolo 38, A. Melani

1911 Pizzi Moderni, Cronache d'Arte, Vita d'Arte, febbraio, vol. 7, fascicolo 38, A. Melani

Indice articoli

 

L'articolo tratta sostanzialmente dei disegni di Guido Fiorini per l'Aemilia Ars. Il testo originale, assieme alle immagini, può essere letto sull'emeroteca braidense. Qui verrà riportato solo il testo in attesa di trovare immagini con buona risoluzione.

Non sempre sono condivisibili le opinioni di Alfredo Melani ma, pur essendo una voce non proprio celebrativa, è comunque una voce da tenere presente per la buona fede - almeno si spera - e la profondità degli studi e la conoscenza del mondo delle arti decorative.
E' fuor di dubbio che, all'epoca, nonostante qualche critica, più o meno centrata, l'Aemilia Ars fioriva lussureggiante, era ammirata, richiesta, pagata ed anche molto copiata.

CRONACHE D' ARTE

ITALIA

Pizzi moderni

Non tutto si perde quel che si semina. Nel 1904 la Lettura, allora diretta da Giuseppe Giacosa, pubblicò un mio scritto col titolo che dò a questa nota.
L'articolo che esaltava l' Aemilia Ars nella sua retta visione epuratrice dell'arte decorativa nazionale, indicava la tecnica sapiente dei pizzi emiliano-romagnoli, ma non ne esaltava lo spirito estetico, troppo vecchio perché potesse sedurre chi l'arte ammira quando essa non si umilia alla tradizione. E l'Aemilia Ars, felice nella mano d'opera, è colpevole di incertezza e di immaturità modernista.
Il mio scritto sui Pizzi moderni concludeva colle seguenti parole:
" Le Signore debbono desiderare, dunque, che i pizzi, lungi da ricordare un passato sia pure glorioso, rivelino un aspetto nuovo della bellezza circostante, serena, infinita; così le signore non debbono dichiararsi soddisfatte della perfetta esecuzione d'un pizzo, ma debbono volere che il pizzo volga a novità; e coloro che stanno a capo della nostra gentile industria, oggi che la materia è vinta dal lavoro, dovrebbero sentire il fremito della bellezza moderna ed associarsi a quanti intendono ad arricchire le fonti della vita da una nuova corrente di operosità estetica"
Queste parole che racchiudono un pensiero di dignità, indussero il mio amico Michelangelo Jesurum, il re dei fuselli, morto anno passato ancor forte e vigile e accorto, ad una visita a me e ad un invito per interessarmi di svecchiare l'industria merlettaria.

 
Dovevo disegnare de' modelli. Accettai. Ma il sogno dell'Jesurum non si tradusse in realtà ancora; e se, fortunato, saprò inventar linee e ritmi adatti alla delicatissima arte merlettaria i figli dell'Jesurum, eredi delle facoltà paterne, Aldo e Attilio, mi seguiranno, ne sono certo, nell'ardito disegno.
Ripeto: non tutto si perde quel che si semina; e tra i buoni frutti del mio apostolato modernista, un giovane emiliano Guido Fiorini vuol ch'io metta l'omaggio di alcune sue invenzioni merlettarie determinate dalla mie parole della Lettura.
Il Fiorini è un milite dell'Aemilia Ars; le sue invenzioni non sono tanto libere e limpide quanto vorrei, tuttavia si discostano dal principio dei vecchi libri di merletti. E gli avidi ricercatori di analogie, potranno rintracciare nella balza della tovaglietta in cui due eleganti pavoni si guardano circondati da melagrani, potranno rintracciare il motivo abituale all'ornamento bizantino e, melanconicamente, potranno evocare il forbito fregio eburneo nella Cattedra di Ravenna. Ma l'analogia è un conto, la fratellanza un altro; ed io non insisto, curante del principio che informa i pizzi del Fiorini piucchè del resultato il quale qui non può essere definitivo. Ond'io vorrei che il mio animoso seguace rispettasse l'idea della stilizzazione e non traducesse il vero col processo semplicista degli antichi eterni girali. Così il vaso da cui sbocciano fronde e frutti si ripete con stanchevole uniformità nei pizzi che ho sott'occhio e, in genere, nelle decorazioni del Fiorini il quale dovrà sopprimere meno se stesso, dalla creazone d'arte, se vorrà vincere le ultime riserve dei modernisti. Ché la copia dal vero è un attestato di deficenza inventiva, e l'artista moderno deve essere un inventore non un copista. Le foglie e i fiori sono nei campi e nei giardini quel che si veggono perché nè esse sono di ferro nè sono di refe, perciò l'artista che sceglie le foglie e i fiori a un adattamento deve adattare questi e quelle alla materia a cui egli riduce e foglie e fiori.

 
Se non m'inganno, il processo riduttivo è timido nelle creazioni del Fiorini, vittima forse del "florealismo" il quale deforma l'arte modernista che vuol essere pi§ personale che naturale.
Oh ! I pizzi viennesi della K.K.Zentral-Spitzenkurs ! leggiadri, leggieri, vaporosi .....
Sì sì, più aria nei pizzi moderni di Guido Fiorini. E non vi pare che un senso di gravità si concentri nelle tovagliette, nel ventaglio, un po' dappertutto in questi modelli arieggiati bene nelle sottocoppe, pegno comunque d'un giovane ingegno destinato a vincere e trionfare ?
Alfredo Melani

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione